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Pura e Semplice

giovedì 30 settembre 2010


Dedicato a tutti quelli che hanno un sogno. A quelli che non l'hanno mai abbandonato, e a quelli che ancora lo stanno cercando. Qualunque esso sia.
...per la serie, a volte ritornano.

“Ho iniziato ad andare spesso in Italia con la mia famiglia, e poi, quando sono diventato grande abbastanza, ho iniziato ad andarci spesso per conto mio, fino al punto in cui ci andavo anche tre o quattro volte all’anno. E panificare e’ diventata un’ossessione. E’ una cosa cosi’ difficile, ogni piccolo particolare puo’ cambiare il risultato: il tempo, il tipo di acqua, la farina, ogni farina e’ diversa, il modo in cui viene macinata, il periodo dell’anno, il modo in cui funziona il forno”.
“Mi ci sono immerso a tal punto, che mi sono perso nell’idea di diventare bravo a farlo. Mia nonna ha avuto una grandissima influenza su di me, e anche mia madre. E pure la musica, soprattutto il punk rock, quello duro. Mi parlava e mi faceva sentire meno solo”.
“E’ proprio saperlo fare con la consapevolezza di ogni dettaglio, significa proprio essere consapevoli e spingere fino in fondo”.
“Ho deciso di aprire un locale a New York City. Da giovane e’ sempre stato il mio obiettivo. Ho iniziato a mettere da parte un po’ di soldi qua e la’, e alla fine, dopo sei mesi passati a cercare, ho trovato un locale nell’East Village, ho firmato il contratto e ho iniziato i lavori”.
“Quando da bambino andavo a Napoli e mangiavo la pizza…non c’era una cosa simile in America. Quando andavi a Napoli e camminavi lungo quelle viuzze sul retro, e andavi in queste pizzerie dove c’erano questi forni a forma di alveare rivestiti di piastrelle piccolissime, e un fuoco violento che veniva fuori dalla bocca del forno, e questi con nonchalance che facevano scivolare dentro e fuori l’impasto come nulla fosse... Ed era umida e coperta d’olio, ma senza tanti ingredienti, l’attenzione era sempre sull’impasto”.
“Ogni libro che e’ stato scritto negli anni ’70 e ’80, io l’ho letto. Se parlava di panificazione, di Napoli, o di pizza, io l’ho letto da cima a fondo almeno cinque volte! Mi sembrava cosi’ incredibile fare qualcosa con cosi’ pochi ingredienti, e creare cosi’ tanti livelli di sapore e poterla fare diversa ogni giorno. Per me, questa e’ creativita’. Invece di avere tutte queste scelte, e olive, e peperoni, e salsiccia, etc etc….E io pensavo ma se sono gia’ cosi’ stressato e gia’ voglio diventare esperto di questa unica cosa che cambia continuamente ogni giorno, e perfino nel corso dello stesso giorno, ma perche’ mai dovrei voler avere a che fare con qualcos altro? E’ molto piu’ facile fare una cosa, inclusa la pizza, mettendoci sopra tante schifezze, o aggiungendo di piu’ per mascherarne la verita’ e la semplicita”.
“Quando si entra nel mio locale, e’ praticamente come entrare nel mio salotto. Tutto quello che si vede l’ho costruito con le mie mani, tutto quello che e' appeso ai muri e’ fatto dalle persone a cui tengo, e a parte questo, il prodotto che servo e’ tutto cio’ che sono capace di offrire”.
“Ogni giorno vedo qualcosa di nuovo, imparo qualcosa di nuovo. Faccio questo lavoro da 21 anni, e sto ancora combattendo, sono ancora alla ricerca. Il mio universo e’ costantemente in espansione, perche’ sono perso dentro all’ universo che io stesso mi sono costruito”.
(A. Mangieri, Pure and Simple)

Una Pizza Napoletana

Foto tratta dal sito di Una Pizza Napoletana