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Gazpacho Verde

domenica 5 maggio 2013
Gazpacho Verde

Ho voluto scrivere un racconto. Le parole sono mie, la memoria è quella di altri. Spero vi piaccia.

Mio padre lo ricordo ancora con le mani sporche, nere di carbone come i capelli troppo ricci che gli spuntavano appiattiti e lunghi sotto al berretto. Lo indossava ogni mattina dopo il caffè, insieme a quel curioso faro in fronte che avrebbe illuminato il suo lavoro nel ventre della terra. Quando usciva di casa, aveva l'aria serena di un vecchio saggio e l'andatura orgogliosa da eterno corridore. Parlava poco, con voce roca e un forte accento del nord, aveva occhi chiari e vestiva sempre pulito, la camicia verde a scacchi inamidata al collo. Tutte le sere, tranne il venerdì Santo, il mio compleanno e la vigilia di Coppa, si trovava con gli altri giù al pub e discuteva a sorriso aperto del suo lavoro alla miniera e del motivo per cui la Newkie Brown era la miglior birra al mondo. Estroverso quanto basta, era cortese e tollerante nelle idee, anche quando iniziò a ingarbugliarsi con ostinazione nei discorsi della sua politica, difendendo i compagni e lo sciopero infinito in quel triste inverno di trent'anni fa.
A quell'epoca frequentavo la Northgate Middle School, portavo i capelli corti e gli anfibi a lacci rossi, e ascoltavo gli Ultravox a oltranza. Avevo dodici anni quando venne a casa e disse È fatta, cari miei, siamo in sciopero. Non sapevo perché ma avevo paura, sentivo nell'aria un cambiamento che ci avrebbe distrutto.
Fu un inverno lunghissimo e freddo, lui resistette fino alla fine picchettando duro davanti alla polizia a cavallo, mentre mia madre scriveva poesie e vendeva speranza al mercato dell'usato. Quella volta a Natale non portammo pantaloni stirati e per regalo ricevemmo piselli e carne in scatola dai vicini misericordiosi.
Lei la vedevo in TV coi capelli in ordine e lo sguardo inflessibile, ci aveva chiamati nemici e non glielo perdonavo, incolpandola di tutto, il freddo, le strade vuote, le liti coi cugini. Mio padre amava il suo elmetto scuro e tutto quello che chiedeva era l'onestà di un lavoro per regalare a noi idee, libri e allegria. Sette anni dopo, quando la piazza esultò gridando Maggie's gone, io non fui capace di unirmi alla festa, perché sapevo che la spaccatura creatasi fra noi era per sempre.
Oggi ascolto la notizia nella timidezza della primavera londinese, di fronte a un'improbabile zuppa da moderno bistrot, e mi ritrovo davanti quello sguardo di ferro come l'avevo lasciato nella memoria. A nulla serviranno decine di resoconti postumi e faziosi, so già che non li guarderò, quei documentari fasulli e patinati. Io l'ho vissuto dentro, nel gelo di mesi senza pane e senza luce, e conservo tutte le poesie, gli anfibi e la t-shirt. Non capivo fino in fondo ma ero lì a dividere la rabbia, e so per certo che da allora niente fu più come prima.


Gazpacho Verde


Gazpacho Verde*
per 6 persone

sedano 2 gambi
peperoni verdi 2
cetrioli sbucciati 600 gr
pane raffermo 80 gr
noci tostate 130 gr
peperoncino verde fresco 1
aglio 4 spicchi
zucchero 1 cucchiaino
spinacini 200 gr
basilico fresco 1 mazzo abbondante
prezzemolo tritato 2 cucchiai
aceto balsamico 4 cucchiai
olio di oliva 60 ml
latte di cocco 3 cucchiai
acqua 700 ml ca.
ghiaccio 4-5 cubetti
sale, pepe, cubetti di pane tostato per servire q.b.


*La ricetta l'ho adattata da Plenty, di Yotam Ottolenghi, rinomato chef londinese. A volte compare nel menù del suo ristorante a Notting Hill. E il libro, detto fra noi, è una vera chicca.

Tritare grossolanamente sedano, peperoni, cetrioli, pane, noci, peperoncino e aglio. Frullare unendo zucchero, spinacini, erbe, olio, aceto, latte di cocco, quasi tutta l’acqua, ghiaccio, sale e pepe. Se necessario, unire altra acqua finché si raggiunge la consistenza desiderata.
Servire con un giro di olio e cubetti di pane tostato.


Croutons and Walnuts

13 commenti
colombina ha detto...

Senza parole, mi hai commosso, i segni della memoria, quelli respirati, attesi, pianti, sono indelebili, nulla delle interpretazioni posticce ricreate per costruire un personaggio possono cambiare la realtà scolpita nell'anima. Un bacio

Sandra ha detto...

Onore a tuo padre.
Grazie. Del coraggio suo e tuo, grazie di cuore.
Vorrei condividere il tuo racconto , me lo permetti?

Rebecka ha detto...

Ma che meraviglia di colore e di sapore. E che racconto coinvolgente il tuo. Il tuffo nella memoria è sempre emozionante,anche quando è duro e ti segna profondamente. E come ti capisco dolce amica, poichè dall'altra parte dell'Europa io vivevo nella morsa terrificante del signore dai rubinetti d'oro: Ceausescu.
Ma ricordi dolorosi a parte, davvero...questa tua ricetta mi piace un sacco e credo te la 'ruberò'!
Un bacio grande

One Girl In The Kitchen ha detto...

@colombina: grazie, mi fa piacere ti sia piaciuto. un bacio a te.

@sandra: certo che puoi condividerlo, mi farebbe piacere. ti devo dire che non era mio padre però, è un racconto, l'ho solo immaginato leggendo gli articoli postumi e ascoltando le parole di un amico.

One Girl In The Kitchen ha detto...

@miss becky: grazie! la ricetta è davvero buona, la consiglio vivamente, il mio vicino di casa ancora reclama il bis. :)
sulle parole che ho scritto, mi sa che adesso aggiungerò una nota, non sono i miei ricordi personali, è un racconto, l'ho immaginato leggendo alcune testimonianze e ascoltando le parole di un amico.
ma vale lo stesso anche se non ero io la/il protagonista.
grazie!

Francesca P. ha detto...

Quando i ricordi (anche di altri) incontrano una mano sensibile capace di dosare immagini e frasi, andando al cuore del racconto con schiettezza e poesia, ecco cosa si crea... il gazpacho emotivo più verde e buono che abbia mai assaggiato.

Katiuscia ha detto...

In fin dei conti non mi serve un tuo libro, il blog è sufficiente.
Ci sono i racconti densi, i personaggi che si fanno volere bene, la poesia, le immagini che raccontano molto più di una ricetta, ci sei tu e tutto il tuo universo emotivo.
E' per questo che amo passare di qui, mi sembra di andare a pranzo/merenda da un'amica che mi racconta tutto quello che ha dentro, e che con le sue parole riesce davvero a tingere di rosa il mondo di chi l'ascolta.

Anche se il tuo gazpacho è verde, c'è tanto, tantissimo, rosa.

F. ha detto...

Racconto splendido e emozionante, potresti continuare o scriverne un altro, hai davvero talento! Un bacio, Fede

Unknown ha detto...

Brava! Bel racconto, non è facile immedesimarsi e riportare ricordi e memorie non propri.

Angela M. ha detto...

bello bello bello, ti ho scoperta per caso e ti dirò, sono felice di essermi imbattuta nel tuo blog. Bellissima la grafica e foto meravigliose, leggerti è stimolante, quindi mi unisco molto molte volentieri ai tuoi lettori fissi.
p.s.: passa a trovarmi se ti va!
;*

Anonimo ha detto...

Hai preso il nome del blog ispirandoti a The girl in the cafe'?

One Girl In The Kitchen ha detto...

@anonimo: ciao! No, non lo conoscevo nemmeno, adesso mi hai incuriosito... il nome non ricordo piu' perche' l'ho scelto, ricordo solo che e' stata dura mettere d'accordo le leggi del marketing con le preferenze personali e i domini gia' acquistati. ma alla fine ce l'ho fatta, il nome e' proprio come lo volevo, cioe' credo che mi rispecchi, prendila come vuoi. :)

ahmed ha detto...

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