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Vegan Pull Apart Brioche al Cacao e Cannella

mercoledì 26 dicembre 2012
Vegan Pull Apart Brioche With Cocoa and Cinnamon

Homeward bound
I wish I was
Homeward bound...
Home, where my thought's escaping
Home, where my music's playing
Home, where my love lies waiting
Silently for me...

~ Paul Simon & Art Garfunkel, Homeward Bound

Da quando ho visto questa cosa splendida qui, a casa sua, non ho avuto pace. Tutto quell'ammasso di calore e dolcezza non poteva certo scivolarmi addosso senza conseguenze. Perché è stato come essere colpiti da una bomba di coccole, essere messi al tappeto da un pugno d'amore nell'occhio, o da una frecciata di tenerezza al petto. E io, lo ripeto qui per la duemiliardottocentoquarantamilionsettecentomiltrecentoquarantaquattresima volta, c'ho il cuore molliccio. Anche se non sembra, mi si conquista facile, due grissini, mezzo bicchiere di vino (ma rosso, attenzione!! se poi è un brulè o un fragolino, consideratemi sciolta...), un sorriso gratis, quattro lentiggini, oppure un lievitato languido e soffice come le nuvole di Heidi (già, tutto qua, prendete pure nota, just in case...).
E se mi permettete una piccola confessione, la qui presente brioche, adattata al mio seminuovo io vegan, sarebbe pure la terza volta che la faccio in un mese o suppergiù. Perché quando esce dal forno è come se mi rovesciassi addosso una boccetta di affetto odorosa di cacao e cannella; perché solo il profumo scalda le viscere come una tazza di brodo in una sera di pioggia; perché di fronte a una ciotolona di tè è come una creatura che ti avvolge in un abbraccio amorevole e ti riporta subito a casa a guardare la TV sotto le coperte.
Homeward bound. Ecco, tale è l'effetto di questa brioche. Un ritorno a casa, dopo anni, a ritrovare gli amici di sempre, gli album di foto sbiadite, e la tua stoica pila di dischi in vinile.


Flour and Cocoa


Vegan Pull Apart Brioche
Al Cacao e Cannella

per uno stampo da plumcake di 22cm


Rolling Pin

Per la Pasta Brioche
farina tipo 00 250 gr
farina manitoba 130 gr
lievito di birra fresco 15 gr
acqua tiepida 40 ml
sale 1 pizzico
zucchero 50 gr
latte di soia 100 ml
estratto di vaniglia 1 cucchiaino
tofu seta 100 gr
burro vegetale 60 gr

Per il Ripieno
burro vegetale 1 noce
zucchero di canna 60 gr
cacao amaro in polvere 15 gr
cannella 1 cucchiaino

Cocoa and Cinnamon

Nella ciotola dell'impastatrice, o per chi è meno fortunello, nella ciotola e basta, mescolare farina, zucchero e sale, quindi unire il lievito sciolto nell'acqua tiepida e iniziare a impastare.
A parte frullare il tofu o, sempre per il meno fortunello dell'ultimo banco, schiacciarlo bene con il cucchiaio in modo che non faccia grumi.
Quando l'impasto nella ciotola è ben amalgamato, unire il latte tiepido, la vaniglia, e il tofu precedentemente spappolato. Continuare a lavorare finché la pasta risulta liscia e compatta. A questo punto aggiungere poco alla volta il burro morbido (ok, ok, chiedo perdono per questo burro vegetale altrimenti detto margarina, ma ce ne è poco poco, per una volta sepoffa', magari a guardare la TV sotto le coperte faccio a meno dei popcorn al caramello sparati dal microonde... chiusa parentesi), e continure a lavorare di braccia o di impastatrice finché si ottiene una palla elastica e leggermente appiccicosa.
Coprire la ciotola con un panno e lasciare lievitare in un luogo tiepido per circa un'ora e un quarto o fino al raddoppio. Trascorso il tempo di lievitazione, sgonfiare l'impasto sulla spianatoia infarinata e stenderlo in un rettangolo di circa 50x30cm. Spennellare la superficie con il burro fuso e cospargerla con zucchero, cacao e cannella mescolati fra loro.
Tagliare il rettangolo in 6 strisce di circa 8 cm di larghezza, e con delicatezza impilarle una sopra l'altra. Tagliare la torre così ottenuta in 6 rettangoli e disporli uno a uno in piedi nello stampo leggermente imburrato, a mo' di spina di pesce. Coprire e far lievitare ancora per 40 minuti circa. Infornare a 180 e cuocere per 30 o 40 minuti.

Ah, quasi dimenticavo, servitela tiepida e farete un favore a voi stessi.

Pan and Pin

Zuppa di Orzo e Funghi

giovedì 22 novembre 2012
Zuppa di Orzo e Funghi

poi una notte di settembre mi svegliai
il vento sulla pelle,
sul mio corpo il chiarore delle stelle
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che giocava in un cortile...

~ Nomadi, Io Vagabondo

Arriva un momento in cui decidi di abbandonare le tue certezze e ti senti pronto ad abbracciarne di nuove.
Sembra succedere cosi, quasi all'improvviso, ma dentro di te sai che in realtà è l'effetto combinato di tutti gli incroci attraversati in precedenza, di quelle notti insonni spese a girare in bicicetta per i sentieri della mente; è un sortilegio orchestrato dalle polveri del deserto e dalle stelle di un bosco d'estate, l'energia ricevuta da sguardi silenziosi e abbracci infiniti, che poco alla volta ha preso forma dentro di te ed è diventata il coraggio di un tuffo verso l'ignoto.
Ti sembra di aver fatto tutto da sola, ma sotto sotto ti senti in dovere di ringraziare uno a uno quegli incontri, e quegli addii, gli amori veri e finti, le lacrime, e i sorrisi, e tutte quelle parole scritte, cantate, recitate, e poi anche quelle riscritte, corrette e rispedite al mittente.
È girovagando in questo modo che sei arrivata lì, a fotografare e poi sederti di fronte a una zuppa di funghi che a te sembra parlare un linguaggio universale. Chiudi gli occhi e potresti essere a Parigi. Ma anche a Roma o San Francisco. E tutto quello che chiedi è di poter continuare a vagabondare per strade sconosciute, col cuore morbido e un biglietto sempre aperto.


Timo e Funghi Shiitake


Zuppa di Orzo e Funghi
per 4-5 persone

funghi freschi misti
(champignon bianchi e marroni, shiitake)
650 gr
funghi shiitake essiccati 10 gr
cipolla 1/2
scalogno 1
carota 1
gambo di sedano 1
orzo perlato 100 gr
brodo vegetale 1 litro ca.
tamari o salsa di soia 4-5 cucchiai
olio, sale, pepe, alloro, timo fresco q.b.

Mettere i funghi essiccati in una ciotola, coprirli di acqua e lasciarli riposare almeno 10 minuti. Scolarli e tritarli, tenendo da parte il loro liquido.
Tritare finemente cipolla e scalogno e farli soffriggere per qualche minuto in un paio di cucchiai di olio extravergine di oliva, aggiungere carota e sedano tritati, i funghi freschi e quelli rinvenuti, e cuocere per circa 10 minuti finché si ammorbidiscono. Unire orzo, tamari, brodo, liquido dei funghi, timo e alloro e portare a bollore. Abbassare la fiamma e cuocere per circa 40 minuti. Se necessario, unire un po' di acqua. Insaporire con sale e pepe e servire.

Timo e Sale

Per questa ricetta che forse ha senso solo per me (vogliate scusarmi, non lo faccio più...), ho tratto ispirazione da una zuppa simile che ho assaggiato da Whole Foods, questo posto meraviglioso che io quasi ci dormirei dentro, un paradiso del foodista dove i cibi non raccontano frottole, ti sono amici e spesso scopri che sono anche tuoi vicini di casa; un supermercato hipster dove le mele sembrano appena cascate dall'albero della tua infanzia, i profumi e i colori fanno ubriacare anche gli irriducibili, e dove gli impiegati sono tutti... come dire... belli, in forma, e tatuati.
w.v.<3

Torta ai Pistacchi e Olio di Oliva

lunedì 19 novembre 2012
Torta Vegan ai Pistacchi e Olio di Oliva

So don't be afraid to let them show
your true colors
true colors are beautiful
like a rainbow

~ Cindy Lauper, True Colors


Vegan cake, round two.
A questo punto direi quasi che è ufficiale, senza nemmeno farlo troppo apposta mi ritrovo a fare outing...
Alé! Vogliatemi bene uguale, perché sono sempre la stessa girlinthekitchen con l'animo un po' vintage e il blog appena appena scombinato. E niente panico, non pungo, e non sono cattiva. Solo diversamente nutrita, e massì, forse anche un tantino trasognata.
Con o senza tofu, continuo ad ascoltare musica, a litigare coi carciofi, e a innamorarmi di Robert De Niro dentro a una libreria di New York. Con o senza tofu, continuo a commuovermi senza contegno di fronte a una marmellata di arance nelle mattine d'inverno. Con o senza tofu, ho lo stesso cuore tenero io.
With vegan love, accettate una fetta di questa torta sofficiosa e fruttarella, e pace.
E se qualcuno vuole chiedermi perché, io gli dico solo perché no.


Pistacchi e Olio di Oliva


Torta ai Pistacchi e Olio di Oliva
per uno stampo di 24cm di diametro

pistacchi sgusciati e tostati, senza sale 85 gr
yogurt alla soia, naturale 140 gr
olio extra vergine di oliva 65 gr
zucchero di canna 150 gr
tofu seta 170 gr
farina 150 gr
bicarbonato di sodio 1/2 cucchiaino
lievito per dolci 1/2 cucchiaino
sale 1 pizzico
estratto di vaniglia 1 cucchiaino
Per la copertura
arancia bio 1
limone bio 1
zucchero di canna 100 gr
acqua 240 ml
Grand Marnier 60 ml
pistacchi tostati e tritati 40 gr
semi di melograno q.b.


Tritare i pistacchi nel mixer finché sono ridotti a farina, facendo però attenzione a non lavorarli troppo o rilasceranno l'olio. Tenerli da parte. In una larga ciotola, mescolare yogurt, tofu, zucchero, olio e vaniglia, e sbattere bene fino a quando il composto è omogeneo e senza grumi. Setacciare insieme farina, sale, lievito e bicarbonato, e unirli al composto di tofu. Mescolare bene, quindi unire la farina di pistacchi e incorporarla al resto.
Versare l'impasto nella teglia unta di olio e rivestita di carta forno sul fondo, infornare a 170 e cuocere per circa 30 o 40 minuti, finché uno stecchino infilato nel mezzo esce pulito. Lasciare raffreddare la torta su una grata.
Nel frattempo preparare la copertura. Lavare l'arancia e il limone (moi? meyer lemon, ça va sans dire...), tagliarli a metà e poi a fette di circa mezzo cm di spessore. Eliminare i semi, quindi metterle in una pentola insieme ad acqua, zucchero e liquore. Portare a bollore, abbassare la fiamma, coprire e far cuocere dolcemente per circa un'ora fino a che la frutta risulta molto tenera. Mettere il composto ottenuto nel mixer e frullare fino ad ottenere una crema densa. Spalmarla sulla superficie della torta ormai fredda, e completare con pistacchi tritati e semi di melograno.
So delicious and I mean it!

Pistacchi e Melograno

La ricetta viene da questo mio nuovo amico per la pelle, acquistato in un nanosecondo dopo averlo visto di sfuggita in una vetrina del centro (vedo, entro, voglio quello, pago, grazie, vado).
E se io e lui adesso dormiamo insieme, è anche merito di questa torta, sapevatelo.
w.v.<3


Vegan Guinness Chocolate Cake

mercoledì 14 novembre 2012
Vegan Guinness Chocolate Cake

Deve essere stato un uomo saggio a inventare la Birra.
~ Platone


... per non parlare poi di chi ha inventato il cioccolato fondente, e gli occhiali da sole, di chi ha messo al mondo la camomilla, l'estate al mare e facebook, di chi ha formulato il gel per capelli - meglio ancora se al profumo di biscotto -, i jeans a zampa, il fragolino e la focaccia, e ancora di chi ha creato Snoopy, la bicicletta, il tostapane e il cielo stellato.
Ma stiamo divagando. O forse no, chissà, a me piace pensare che sia tutto tenuto insieme dallo stesso filo conduttore, un cavo arruffato e pieno di nodi, alimentato da caramelle, lamponi e popcorn, che passando da Platone con la sua pinta di birra, attraverso Calvin & Hobbes, Amélie Poulain e Lucio Battisti, ha resistito al tempo, ai capricci e alle tempeste della mente senza mai spezzarsi del tutto, e a sorpresa mi ha condotto di fronte a questa torta, cioccolatosissima, elegantissima e total black, per dirla sempre come lui.

Guinness and Flour

GUINNESS?? CHOCOLATE?? CAKE?? Ho udito bene? Tre delle cose per cui vale la pena vivere, unite insieme in un abbraccio soffice e spugnoso. Impossibile non lasciarsi sedurre. Impossibile non capitolare.
E così, quando lo stesso abbraccio caldo, morbido e fragrante mi è stato suggerito virtualmente in versione veganlove, come gesto d'amore verso me stessa, come omaggio a un obiettivo 50mm tutto impolverato e a un baule zeppo di ciotoline scompaiate e stracci stropicciati, ma soprattutto come atto di fiducia verso questo blog e questo mondo un tantino pazzerelli, ho colto l'occasione al volo senza pensarci sopra troppo.
E a mo' di boomerang ciocobirrozuccherino, dopo averlo aggiustato, levigato e a mio modo ridipinto, vi rilancio lo stesso abbraccio carico d'amore e di speranza, a bordo di un ideale vassoietto color bianco panna.
Chiamateli come volete, deliri da romantica foodblogger, dolci paranoie di una notte di metà autunno, effetti speciali di una Guinness di troppo, ma se quello stesso filo conduttore, passando per qualche porta semisegreta, è riuscito ad arrivare fino a voi, vi consiglio di capitolare insieme a me, afferrare questo boomerang e condividerne una fetta, prima di rilanciarlo nello spazio come è giusto che sia.
Perché fu certo uomo o donna saggia chi inventò la birra, ma ancora di più chi osò mescolarla al cioccolato.
Per non parlare poi di chi provò un giorno a unirci il tofu...
w.v.<3


Cocoa and Guinness


Vegan Guinness Chocolate Cake
per uno stampo di 24cm di diametro


Chocolate and Cocoa

farina 250 gr
cacao 100 gr
zucchero grezzo 300 gr
bicarbonato di sodio 2 cucchiaini
lievito per dolci 1/2 cucchiaino
sale 1 pizzico
guinness extra stout 450ml
olio di semi 100 gr
estratto di vaniglia 2 cucchiaini
tofu seta 125 gr

Per la copertura al cioccolato
cioccolato semifondente 170 gr
latte di cocco 120 ml

Waiting for the Cake

In una larga ciotola, setacciare farina, cacao, bicarbonato, lievito e sale. Unire lo zucchero, mescolare e tenere da parte. In un'altra ciotola sbattere insieme olio, estratto di vaniglia, birra e tofu (sisisì, avete letto bene, olio+Guinness+tofu, sembra Star Trek travestito da Nonna Papera, ma fidatevi che va tutto bene così...) finché il composto è omogeneo e senza grumi. Aggiungerlo gradualmente al mix di farina e cacao e mescolare finché ben amalgamato. Versare l'impasto in uno stampo a cerniera precedentemente unto d'olio e cuocere in forno a 180 per un'ora circa. Lasciare raffreddare la torta su una grata.
Nel frattempo, preparare la copertura. Tritare finemente il cioccolato e metterlo in una ciotola. Scaldare il latte di cocco su fuoco medio alto e portarlo a bollore, mescolando di tanto in tanto per evitare che attacchi. Versarlo ancora bollente sul cioccolato, facendo in modo che lo ricopra completamente. Far riposare per 5 minuti circa, prima di mescolare e ottenere una composto omogeneo. Lasciare intiepidire per circa 30 o 40 minuti finché si addensa e risulta spalmabile (qualora non fosse abbastanza denso, unire un cucchiaino di fecola di mais e mescoolare bene). A questo punto, lavorare la crema ottenuta con lo sbattitore elettrico facendo in modo che incorpori aria e si alleggerisca. Spalmarla delicatamente sulla superficie della torta ormai fredda e servire.
Cheers!

Vegan Guinness Chocolate Cake is Gone

Fudgy Wudgy Raspberry Brownies

giovedì 1 novembre 2012
Fudgy Wudgy Vegan Raspberry Brownies

Felicità. Semplice come un bicchiere di cioccolata o tortuosa come il cuore. Amara. Dolce. Viva.
~ Joanne Harris, Chocolat


A volte capita che fai degli incontri un po' speciali. Te ne stai lì col naso all'insù, perso per le vie tortuose del tuo cuore, indaffarato a immaginare il cielo, al punto che in certi attimi ti sembra quasi di non trovare più il filo della tua matassa. Poi succede che un giorno, uno come un altro, col sole, la nebbia e forse un pizzico di pioggia, ti trovi in mezzo ad un incrocio, e con lo sguardo ancora nelle nuvole, inconsciamente prendi la sinistra. Ed è esattamente lì, all'uscita dalla curva, metà per caso e metà per gioco, che ci sbatti contro.
È uno come te, un'anima un po' gemella con la matassa tutta ingarbugliata, che gira a naso in sù e per non perdere il filo se ne sta aggrappato ai tuoi stessi fantasmi. In quell'istante, nella tenerezza di uno scontro sotto la pioggia, tu capisci perché hai dovuto girare a quell'incrocio, perché proprio quel percorso, perché quei riflessi negli specchi ti hanno portato fino a lì. All'improvviso, scambiandoti gli ombrelli, il tuo vagare acquista senso e ti sembra anzi quasi ovvio il motivo per cui per tanto tempo hai girato in tondo, e tutte quelle curve, e quelle distrazioni, e le colline senza cima, e le discese a notte fonda. Dentro di te la mappa di quel labirinto si fa un po' più illuminata, e scivolano via dalla memoria le infinite volte che ci hai litigato, con chiunque sia stato ad avertelo disegnato addosso.
Senza pensarci troppo, e con gli occhi ancora verso le nuvole, senti che l'unica cosa che sei tenuto a fare è allargare il cuore, nascondere un po' il tuo disordine, e fare spazio a chi come te a volte resta aggrovigliato sotto la pioggia. È all'uscita della curva, grazie a quello scontro inaspettato, che decidi di sederti un attimo, prendere fiato e rimandare per un giorno la lista delle cose da portare avanti. È un pomeriggio come un altro, col sole, la nebbia e forse un pizzico di pioggia, quel giorno in cui confrontate i vostri fili e organizzate un improbabile picnic, scambiandovi una fetta di torta e un panino alla marmellata.
E quando poi tu ricominci la tua corsa, come per magia ti senti più leggero, perché sai che la matassa è adesso un po' meno ingarbugliata.

Questi brownies dolceamari, pieni di crepe ma senza colpa, questi brownies teneri, rossi e graziosamente imperfetti nascono così, da uno scontro sotto la pioggia. Li dedico a tutte quelle persone un po' speciali che ti capitano fra le mani all'improvviso, e senza farlo apposta ti illuminano la strada.


Fudgy Wudgy Brownies Batter


Fudgy Wudgy Raspberry Brownies*
per una teglia rettangolare di 23x33cm


gocce di cioccolato semidolce 120 gr + 65 gr
marmellata di lamponi 280 gr
latte di soia 50 gr
zucchero di canna 150 gr
olio di semi 75 gr
farina 250 gr
cacao amaro 25 gr
estratto di mandorla 1/2 cucchiaino
estratto di vaniglia 2 cucchiaini
lievito per dolci 1/4 cucchiaino
bicarbonato di sodio 1/2 cucchiaino
sale 1 pizzico
lamponi freschi 150 gr

Fudgy Wudgy Raspberry Brownies Batter

Far fondere a bagnomaria 120 gr di gocce di cioccolato, e lasciare intiepidire. In una larga ciotola, mescolare la marmellata di lamponi con il latte di soia, lo zucchero, l'olio e gli estratti. Sbattere col mixer per qualche minuto finché il composto è omogeneo e senza grumi. A parte setacciare farina, cacao, lievito, bicarbonato e sale, e unire a mano all'impasto precedentemente preparato. Mescolare bene, quindi aggiungere il cioccolato fuso, le rimanenti gocce di cioccolato e da ultimo i lamponi freschi. L'impasto si presenta piuttosto denso.
Rovesciarlo nella teglia precedentemente unta di olio e spolverata di farina, e livellarlo con l'aiuto di una spatola. Non serve stenderlo fino ai quattro angoli della teglia, perché comunque si allargherà in cottura and everything will be OK. No worries.
Cuocere in forno a 165 per 45 minuti circa. Per un volta lasciate perdere la prova stecchino perché i brownies sono umidi e lo stecchino vi tradirebbe. Fidatevi solo del profumo.
Lasciare intiepidire, quindi tagliare i brownies in fette quadrate, assaggiare ed esclamare a pieni polmoni:

I CAN'T BELIEVE IT IS VEGAN!

Fudgy Wudgy Raspberry Brownies on Plate

*La ricetta l'ho adattata da Veganomicon, modificando leggermente le dosi di cioccolato e farina. Trattasi della mia ultima follia, su cui - temo - dovrò un giorno dare qualche spiegazione. Per ora vi prego accettateli così, questi brownies deliranti, rosseggianti e senza colpa.
With vegan love.


Tutto ciò di cui ho bisogno è amore. Ma un po' di cioccolata, ogni tanto, non fa male.
~ Charles M. Schulz

Gazpacho di Melone con Prosciutto e Menta

mercoledì 22 agosto 2012
Gazpacho di Melone

Che dire? Possiamo parlare di fichi finché volete, eppure a mio parere l'accoppiata prosciutto&melone non la batte nessuno. È un'invenzione così geniale che vorrei averla pensata io, una di quelle cose così pacificamente giuste che ti fanno smettere di cercare un perché.
L'abbinamento perfetto, come i popcorn al cinema, la neve il giorno di Natale o la pizza al trancio nei pomeriggi al mare. Come l'Ovomaltina prima di una gara di sci. E come se non bastasse, prosciutto&melone profuma d'estate, ma di quella che deve ancora venire, quell'estate della mente sempre carica di sogni e aspettative, con tutte le sue stelle cadenti, i viaggi a nord del mondo, e gli amori rubati alla ragione.
E mi auguro di cuore che tutto questo lo sappiate già per esperienza, perché davvero... alzi la mano chi non ha mai mangiato prosciutto&melone, così nudo e crudo come è stato inventato, senza sentirsi in pace col mondo.

E io avrei voluto. Dico davvero. Avrei voluto stare calma e mangiare due fette di melone in santa pace, avvolte in tanto benessere proprio come Dio comanda. Ma a beneficio del blog e dell'umanità intera, ho deciso che era mio dovere fare uno strappo alla regola. E allora ho ceduto, e mi sono messa a sfrullazzare il melone con gran divertimento, e a strapazzare il prosciutto con altrettanto gran dolore. Eppure se ci chiamano foodblogger un motivo ci sarà.
Testata per voi. E adesso non fate resistenza.


Gazpacho di Melone
con Prosciutto e Menta

per 4 persone
melone, al netto 1 kg ca.
pesche gialle 3
limone 1
scalogno, piccolo 1/2
aceto balsamico 2 cucchiai
prosciutto di Parma 3-4 fette sottili
sale, pepe, olio di oliva, menta fresca q.b.


Melone

Tagliare il melone e le pesche a pezzi, e frullarli con gran divertimento insieme al succo di limone, l'aceto balsamico, un pezzetto di scalogno, un pizzico di sale e un po' di acqua. Tenere il gazpacho in frigo fino al momento di servirlo.
Nel frattempo scaldare un po' di olio extra vergine in una padella pesante, e nonostante il gran dolore unire le fette di prosciutto tagliate a pezzi, cuocendole su entrambi i lati finché sono croccanti. Farle asciugare su carta assorbente, quindi spezzettarle a piacimento.
Servire il gazpacho decorando ciascun piatto con un po' di prosciutto, della menta fresca tritata e una spolverata di pepe nero.


Prosciutto

Fichi al Forno con Prosciutto e Noci

giovedì 16 agosto 2012
Fichi al Forno con Prosciutto e Noci

Wrap me in prosciutto
& love me for ever



Fichi al Forno
con Prosciutto e Noci

per 4 persone

fichi, neri e verdi 8
prosciutto di Parma 3-4 fette sottili
gherigli di noce 8-10
timo fresco 4-5 rametti
miele, aceto balsamico, sale, pepe q.b.


Fichi

Lavare i fichi e asciugarli delicatamente con carta da cucina. Eliminare il picciolo, quindi inciderli a croce con un taglio fino a circa metà altezza. Schiacciarli leggermente in modo che si appiattiscano un po' e restino dritti durante la cottura.
Farcirli con delle noci tritate grossolanamente e con uno o due rametti di timo tagliati a metà. Tagliare ogni fetta di prosciutto nel senso della lunghezza in due o tre strisce, e avvolgere ciascun fico con una di esse.
A parte mescolare due cucchiai di miele con un un po' di aceto balsamico, insaporire i fichi con con sale e pepe e con qualche goccia dell'emulsione preparata.
Infornare a 200 per circa 15 minuti, finché il prosciutto è leggermente croccante e i fichi morbidi. Servirli tiepidi insieme al sugo rilasciato in cottura.

No need to unwrap to enjoy...

Fichi, Noci e Timo

Peperoncini di Padrón Saltati

mercoledì 8 agosto 2012
Peperoncini di Padrón Saltati

Los pimientos de Padrón,
unos pican y outros non.


Senza offesa, posso anche dire di essere fortunata.
Me ne accorgo all'improvviso la mattina di una domenica d'estate, quando ancora assonnata mi aggiro per le bancarelle di un mercato di quartiere e, in mezzo a infinite varietà di pomodori - rosa (!!!!!!), neri e rosso ciliegia -, tra meloni coreani, basilico tailandese, tomatillos e lemongrass, tra spinaci d'Oriente e patate americane, nelle mani di un ragazzino venuto dal Messico ritrovo a sorpresa questi peperoncini, che mi era capitato di assaggiare una prima volta sparsi sopra a una dolcissima pizza, e poi ancora formaggiosamente adagiati su un letto di crema di mandorle durante una di quelle serate romantiche, odorose di fragole, basilico e illusioni.
I pimientos de Padrón sono una varietà di piccoli peperoncini verdi, tipica della regione della Galizia. Vengono comunemente serviti come tapa nelle taverne locali, di solito accompagnati da una bella birra ghiacciata e dissetante. La caratteristica che li rende accattivanti oltre che famosi, è il fatto che alcuni di essi sono innocui e dolciastri, altri invece intensi e piccanti, ma è impossibile saperlo, dato che all'aspetto le due varietà risultano perfettamente identiche.
Per questo motivo qualcuno ha detto che questi nostri peperoncini sono come la roulette russa, dolci o pungenti, non sai mai quello che ti capita. Ogni morso potrebbe essere fatale, e affliggerti come una pepatissima puntura.
A me piuttosto viene da pensare che siano come il cielo di montagna nei pomeriggi di agosto, misterioso e imprevedibile, un attimo prima tiepido e azzurrissimo, e poi all'improvviso arrogante, sfacciato e burrascoso.
Oppure, se permettete, mi viene da dire che questi piccoli pimientos siano proprio come la notte, come tutte quelle notti insonni a volte dolcissime, a volte sfrontate e violente. Non sai cosa preferire, ma in fondo non sei neppure obbligato a scegliere. E perché mai provare a preferire quando puoi averle entrambe? Basta solo lasciarsi andare con fiducia, abbandonarsi alla loro tenerezza tentatrice e un po' illusoria, e a ogni morso farsi sorprendere da tanta inafferrabile bontà.

Peperoncini di Padrón Saltati
dosi variabili a seconda della fame dei commensali

peperoncini di Padrón
olio extra vergine di oliva
fleur de sel
succo di limone


Clamorosamente e spudoratamente non-ricetta. Eppure fidatevi, ma il modo migliore per gustare questi adorabili pimientos è per mia fortuna anche il più semplice del mondo.
Scaldare dell'olio extra vergine di oliva in una padella pesante, aggiungere i peperoncini interi precedentemente lavati e asciugati. Farli arrostire per bene a fuoco medio-alto, finché si ammorbidiscono e si scuriscono su entrambi i lati.
Sfoderare dal fondo dell'armadio il vostro preziosissimo sale di fiducia, e usarne una generosa manciata per insaporire i pimientos. A piacere - il mio di sicuro - unire anche del succo di limone.
Accessoriare con un bicchiere di birra e possibilmente con un bel pomeriggio assolato.

Peperoncini di Padrón

Torta al Limone e Olio di Oliva

mercoledì 1 agosto 2012
Torta al Limone e Olio di Oliva

...I'm back to my world
And we're back to being friends
Wait and see me,
Tonight let's do this thing...

(Dave Matthews Band, Say Goodbye)

Yes I'm back to my world. Per un giorno, per una notte, o chissà. Perché non c'è proprio niente da fare, e nonostante la pigrizia, il troppo caldo, il troppo freddo, la cucina striminzita, il frigo vuoto, le vacanze, il lavoro, il tempo che stringe, e le notti insonni, gli amori che arrivano e che se ne vanno, i traslochi, i compleanni, Natale e Ferragosto, i giri in camper o in sidecar, gli stivali nuovi e lo shopping vintage, le caramelle alla liquirizia, gli occhiali da sole, i costumi da bagno e i cappelli da cowboy, arriva sempre il momento felice in cui decidi di sfornare un'altra torta. E magari è proprio una di quelle torte semplici e ragionevoli, di quelle che non chiedono nulla eppure ti sorprendono con la loro sofficiosissima bontà. E ti fanno credere di stare dentro un pezzo di pace.
E allora tonight let's do this thing, e domani... chissà.

Torta al Limone e Olio di Oliva
per uno stampo di 24cm di diametro

farina 250 gr
zucchero 150 gr
uova 4
limoni 2
olio extra vergine di oliva 180 ml
lievito per dolci 1/2 bustina (7 gr)
latticello 100 gr
sale un pizzico


Grattuggiare la scorza dei limoni e mescolarla con la farina setacciata e con il lievito. Sbattere i tuorli con 100 gr di zucchero finché il composto è gonfio e spumoso, unire il succo di un limone, l'olio e il latticello e continuare a sbattere. Aggiungere a poco a poco la farina e mescolare finche l'impasto e' omogeneo.
In un'altra ciotola, sbattere gli albumi con un pizzico di sale, unire 50 gr di zucchero e continuare a montarli a neve ben ferma. Unirli delicatamente al resto dell'impasto, mescolando dall'alto al basso e facendo attenzione a non smontarli.
Rovesciare il composto in uno stampo a cerniera precedentemente unto di olio e col fondo rivestito di carta da forno. Spolverare la superficie con un cucchiaio di zucchero e infornare a 180 per circa 45 minuti, finché uno stecchino infilato nel mezzo esce pulito. Lasciare intiepidire la torta nella teglia, quindi rimuovere la carta da forno e trasferirla su un piatto da portata.

Preparation

Frittate di Ceci al Rosmarino

martedì 20 marzo 2012
Frittate di Ceci al Rosmarino

... hai visto come piove,
senti come viene giù
tu che dicevi che non pioveva più...

(L. Cherubini, Piove)

La frittata è fatta. Abbiamo il cuore sventrato, le ossa deboli, e le viscere attorcigliate. Amanti fino al midollo. E quando la frittata è fatta porcapaletta non si torna indietro.
Non chiamatela focaccia (... ehm... missà tanto che qui ci vuole la spiega: la ricetta viene da questo delizioso libro, acquistato usato per $2; uno degli acquisti più sorprendentemente azzeccati della mia gloriosa carriera di foodblogger, se non fosse che queste cose tonde oggetto dell'odierno post, nel libro vengono chiamate focacce, ma io NO!!!, non ce la faccio, questo proprio non posso accettarlo, e so che tra di voi c'è chi mi capisce...).
E allora non chiamatela focaccia. Perché è una frittata. Ed è fatta.


Frittate di Ceci al Rosmarino
per 6 frittate di circa 18 cm di diametro

farina di ceci 90 gr
uova 3
latte 240 ml
olio di oliva 1 cucchiaio
rosmarino fresco 2-3 rametti
sale, pepe, burro q.b.


Frittate di Ceci al Rosmarino

Sbattere le uova in una ciotola. Unire la farina poco alla volta, sempre sbattendo e cercando di evitare che si formino grumi. Unire l'olio, il latte e il rosmarino tritato. Insaporire con sale e pepe.
Fondere un poco di burro in un padellino da crepes di circa 18 cm di diametro. Versare una quantità di impasto appena sufficiente a coprire il fondo, e cuocere per un paio di minuti fino a quando si è rappreso. Girare la frittata con l'aiuto di una spatola e cuocere anche dall'altro lato per poco meno di un minuto.
Ripetere l'operazione per le altre frittate, finché l'impasto è terminato. Servire calde o tiepide.

P.S: a dire il vero, non le chiamerei nemmeno frittate, dal momento che sono davvero troppo sottili per qualificarsi come tali. Sono delle cose rotonde, ecco. Profumate di amore e di rosmarino. Quelle cose così compiutamente tonde che tutto il resto porcapaletta non conta più.



Ingredienti Frittate di Ceci al Rosmarino

Focaccia ai Limoni Meyer con Sale e Rosmarino

venerdì 2 marzo 2012
Focaccia con Limoni Meyer, Sale e Rosmarino

Altro giro, altra focaccia. Perché la Focaccia - lo sapete già, e già - è la cosa più buona del mondo.
Ehm...ok, ok, lo ammetto, forse mi sono un po' lasciata prendere la mano, ma di sicuro potete convenire che la Focaccia è bella bella, buona buona, morbida morbida. E ditemi voi se non sono cose queste da far perdere la testa.
E poi la Focaccia è anche libera, come un foglio bianco potete scriverci sopra quello che volete, non c'è formaggio né pomodoro che vi trattenga.
E allora diamo il benvenuto anche alla focaccia in stile California, con fettine di limone (per i più fortunelli... limoni meyer) che una volta cotte, lasciano dietro di sé un'adorabile fossetta soffice e asprigna.
E per questa settimana passo e chiudo. Ci risentiamo alla prossima focaccia.


Focaccia ai Limoni Meyer
con Sale e Rosmarino

per due teglie di circa 30x25 cm

farina tipo 0 500 gr
lievito di birra fresco 9 gr
fiocchi di patate 12 gr
strutto (quando ce vo' ce vo') 18 gr
olio evo 10 gr
acqua tiepida 300-310 gr
sale 10 gr
malto 1/2 cucchiaino
limoni o limoni meyer 2
rosmarino, olio, sale marino per condire q.b.

Voi fate un po' come volete, io per questa sfornata ho voluto provare la ricetta della Meravigliosa Focaccia Morbida (che tra parentesi è pure a marchio S.I., Senza Impastare, quindi meglio di così...!) di Paoletta Anice e Cannella, un nome una garanzia. E la focaccia è venuta proprio così come da promessa, meravigliosamente morbida. E fantasmagoricamente facile.

Impastare a mano tutti gli ingredienti, solo il tempo sufficiente per amalgamare il tutto e avere un impasto omogeneo e senza striature. Metterlo in una ciotola, coprire bene e lasciare lievitare per circa 2 ore o 2 ore e 1/2, a seconda della temperatura esterna. Riprendere l'impasto, rovesciarlo sulla spianatoia infarinata, e stenderlo delicatamente a rettangolo. Piegare 1/3 dell'impasto su se stesso, e poi piegare la parte libera sopra quella piegata, a mo' di busta. Non spaventatevi, il tutto è in realtà molto semplice, basta dare un'occhiata alla spiegazione visiva di Paoletta, qui.
Tagliare l'impasto in due e ripetere le pieghe per ciascuna metà, capovolgendo ogni pezzo cercando di dargli la forma di una palla e mantenendo la "cucitura" sotto. Coprire con un panno umido e far riposare per un'ora circa.
Trascorso questo tempo, riprendere i panetti, e con le mani unte di olio stenderli delicatamente in due teglie anch'esse bene oliate in precedenza. Coprire con il panno e lasciar riposare l'impasto per altri 30 minuti circa, finché si è leggermente gonfiato.
Cospargere la focaccia con rametti di rosmarino tritato, quindi con la punta delle dita formare delle fossette nell'impasto e condire generosamente con un'emulsione di acqua e olio. Disporre sulla superficie delle sottili fette di limone, spolverare di sale grosso e finire con un altro giro di olio.
Cuocere in forno a 230 per circa 20 minuti, fino a quando la focaccia è bella dorata.
Calda caldissima, morbida morbidissima, buona buonissima.


Limoni Meyer

Pudding ai Frutti di Bosco

domenica 26 febbraio 2012
Pudding ai Frutti di Bosco

È la prima volta che faccio un dolce del genere (URRAH!!), una di quelle cose molli e un tantino sbrodolose da mangiare a cucchiaiate direttamente dalla teglia, obviously quando è ancora tiepido o magari anche appena appena uscito dal forno. Un dolce sociale, da sbattere sulla tavola a colazione (secondo le usanze ammmmericane...), lasciando che ognuno si serva da solo, oppure per farci merenda guardandosi negli occhi, se per caso fate parte di quell'invidiabile gruppo di persone che ogni pomeriggio intorno alle 5 si concede ancora questa antica e nobile usanza.
Ma se malauguratamente dovesse venirvi voglia di servirlo alla fine di una cena, consiglierei di farlo in cocotte monoporzione, in modo che ogni invitato sia responsabile del proprio destino. Anche una (mini) pallina di gelato alla vaniglia per accompagnare non sarebbe da buttare via, btw.
Good luck!

Pudding ai Frutti di Bosco
per uno stampo di 22cm di diametro

farina 75 gr
zucchero 100 gr
burro 85 gr
uova 3
sale 1 pizzico
latte 250 ml
brandy 3 cucchiai
frutti di bosco surgelati 300 gr ca.
zucchero a velo per servire q.b.

Far fondere il burro e lasciare intiepidire. Nel frattempo sbattere le uova con lo zucchero e il sale, unire il burro sciolto, il latte e il brandy. Mescolare bene, quindi unire la farina e alla fine i frutti di bosco surgelati. Si otterrà una pastella piuttosto liquida, ma niente panico, è tutto sotto controllo! Versare l'impasto in una teglia rivestita di carta da forno, e cuocere a 180 per circa 40 minuti, finché la superficie risulta dorata. Servire caldo o tiepido, cospargendo la superficie di zucchero a velo.

Pudding ai Frutti di Bosco