Qui lo dico e qui lo nego: io sto col
minimalista minimalismo. Quando poi si tratta di minimalismo in cucina, vado proprio in visibilio. Già, perché le ricette che iniziano a elencare più dei tre o quattro ingredienti umanamente consentiti mi fanno davvero stare male, incutendomi una sorta di terrore culinario, e risvegliando in me due opposte tentazioni:
a) l'innaturale e subdolo desiderio di correre ai ripari dal take-away più vicino, per compiacere alla pigrizia;
b) la voglia di una ciotola di riso in bianco (senza nemmeno il parmigiano!), per assecondare l'aspirazione all'eterea purezza del protagonista solitario.
Mi rendo conto che aprire un blog di cucina non sia stata proprio una gran trovata. Ho un debole per sali variopinti e farine dalla grana misteriosa, è vero, e nel tempo ho chiaramente collezionato una serie imbarazzante di polveri, spezie e altri intrugli piuttosto enigmatici (tutto materiale da convivio,
ça va sans dire), per non parlare poi di ciotolame in svendita, posate in esubero e aggeggi all'ultimo grido. Eppure, se fosse per me, posterei spaghetti al pomdoro 304 giorni l'anno, riservando le circa 52 domeniche per gli gnocchi (sempre rigorosamente al pomodoro), e i restanti 9 giorni per il piatto a sorpresa. Un blog d'effetto, sicuramente.
Immaginate pertanto il mio tripudio quando ho provato questo portentoso macco di fave, nella mia to-do list da tempo immemorabile: la linearità di un piatto minimal incontra la vanità del post. Un connubio perfetto. Nel mio blog ideale, il macco di fave si è fatto strada all'improvviso, aggiudicandosi ben 8 dei 9 giorni a sorpresa. Perché più minimal e più buono di così mi pare sia davvero difficile.
Macco di Fave
per 4-5 persone
fave secche decorticate 500 gr
olio, sale, pepe, acqua q.b.
aglio 2 spicchi
finocchietto selvatico, cicoria, cavolo nero, dente di leone, rapini, foglie di senape
(o altro verdurame a piacimento)
un grosso cespo
Mettere a bagno le fave in una ciotola piena d'acqua per una notte. Il giorno successivo, scolarle e metterle a cuocere a fuoco medio-basso in una larga pentola, appena coperte di acqua. Cuocere fino a quando le fave sono tenere e iniziano a disfarsi, schiumando all'occorrenza, mescolando di tanto in tanto, e aggiungendo altra acqua se necessario. A piacere, si potrebbero anche unire all'acqua di cottura una carota e un gambo di sedano, oppure iniziare facendo saltare in due cucchiai di olio un cipollotto tagliato a rondelle, ma io ho preferito tentare con la versione più proletaria che c'è: fave, fave, assolutissimamente fave, con l'unica aggiunta di un bel pizzicone di sale a fine cottura. Quando le fave sono tenere, recuperare dall'armadio il sempreverde frullatore a immersione e ridurle a crema, aggiungendo olio a filo fino a ottenere un purè omogeneo.
Nel frattempo pulire la verdura (nel mio caso si è trattato di Russian kale, un tipo di cavolo nero... violaceo, leggermente dolce e meno pungente, una cosa a me ignota fino a l'altroieri a dire il vero, che se vi accontentate potrei anche tradurvi come cavolo russo :-), eliminare le estremità dure dei gambi e farla leggermente appassire in una larga padella con un dito di acqua. Scolare, eliminare l'acqua in eccesso e ripassare in padella con un filo d'olio e gli spicchi di aglio sbucciati e tagliati a metà. Insaporire con sale e pepe.
Impiattare il macco di fave con le verdure al centro, e servire con un giro di olio e una spolverata di pepe nero.