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Una Pizza Napoletana

domenica 25 ottobre 2009
Anthony Mangieri
Foto tratta dal sito ufficiale del New York Times


Anthony Mangieri, chi era costui?

C'era una volta un pizzaiolo integralista, uno di quelli che non sono disposti a scendere a compromessi, niente mozzarelle da quattro soldi, niente lieviti artificiali, niente pummarole pronte. Anthony Mangieri aveva un sogno, inseguito per anni come il Santo Graal: capire il segreto della pizza, sviscerarlo, farlo suo per poterlo poi offrire al resto del mondo. Anthony Mangieri sapeva che la pizza napoletana e' un affare serio, una magia da conquistare con pochi ingredienti, ma tutti di ottima qualita'. Niente trucchi, niente aggiunte superflue: sale, acqua, farina e lievitazione naturale. Pomodoro, mozzarella, olio e basilico. Prendere o lasciare. Al bando tutti gli extra, a che servono?

Una sfida mica da poco, in un mercato dove il consumatore viziato e' abituato a chiedere e ottenere quello che vuole: pizza alta, bassa, quadrata o tonda, col pesto o con il pollo, bruciacchiata o mezza cruda, con l'ananas o il prosciutto, oppure tutto insieme, dimmi cosa vuoi e ti accontentero'. Pseudo pizzerie e pizze al taglio in ogni angolo, prezzi da fast food, con chi mai pensava di mettersi in competizione?

Una Pizza Napoletana era tutto fuorche' la classica pizzeria americana. Gia' a leggere il cartello affisso sulla porta, si capiva che c'era qualcosa di strano:

"Aperto dal Giovedi' alla Domenica
Dalle 5 fino a che finisce l'impasto"


E' uno scherzo? Come sarebbe a dire dal giovedi' alla domenica? E quelli che per caso vogliono una pizza di mercoledi', che fanno? E poi siamo negli USA, come si permette Lei di chiudere per riposo? E cosa e' questa storia che l'impasto puo' finire? No, no, no, non e' possibile, l'impasto non finisce mai. Finche' ci sono clienti, ci deve essere impasto, non importa se non e' ancora giunto a lievitazione e se in realta' e' quello programmato per domani. Si usa e basta, che differenza fa?

Quando poi andavi a leggere il menu, non sapevi piu' che pensare: Anthony era un visionario oppure era semplicemente un pazzo. Una Pizza Napoletana offriva quattro pizze, tutte quante variazioni sul tema: Marinara, Margherita, Bianca e Filetti (con aggiunta di pomodorini tagliati a pezzi). Un gioco di scambio tra gli stessi ingredienti, pomodoro, mozzarella, olio e basilico. Niente di piu'. Quattro pizze. Nessuna insalata, nessun antipasto, stuzzichino o finger food. Nemmeno il dessert. La pizza come religione, una fede integralista a cui Anthony faceva un'unica concessione, del vino rosso campano da servire in caraffa.

Nella pratica, il suo delirio visionario equivaleva a un suicidio commerciale, una firma per attirarsi le critiche e i dissensi del popolo affamato. Ma come, cosa vuol dire non posso fare aggiunte? E non avete nemmeno i pepperoni (tipo di salamino piccante, ndr)? La prossima volta ci pensero' bene prima di aspettare qui per mezz'ora... E invece la pizza ti arrivava bella come mai, rotonda, profumata e fumante. E tutta intera, come e' giusto che sia, non gia' tagliata a spicchi o divisa a meta', alla moda americana. A ognuno la sua pizza, perche' in casi come questi e' giusto essere egoisti.

E poi c'era quella storia degli ingredienti, tutti rigorosamente di importazione e selezionatissimi, scelti con un'ossessione quasi maniacale: farina biologica, pomodori San Marzano DOP, sale marino della Sicilia, olio extravergine che pareva una spremuta di olive, bufala campana freschissima.

Chi vuol capire, mi seguira', a tutti gli altri rimarranno le infinite altre pizzerie di NY. Chi voleva capire frequentava quel minuscolo locale dell'East Village come fosse un tempio, con l'adorazione e il rispetto che si porta verso il Sacro. I hope, Ho Fede, come Anthony si era fatto tatuare sulle dita delle mani. Chi voleva capire, non avrebbe piu' rinunciato a quel forno a legna per nessun'altra pizza di Manhattan.

Anthony Mangieri evidentemente non era pazzo, e questa storia della pizza hard-core l'aveva vista giusta. La sua insana ossessione per Napoli, lui che era nato nel New Jersey e a Napoli non ci era mai stato, l'aveva portato sulla strada giusta. Eppure, all'apice del successo e della carriera, Anthony Mangieri ha preso coraggio e ha deciso che quel sogno dell'East Village era giunto al termine. Era ora di lasciare spazio a qualcun altro. Una Pizza Napoletana ha chiuso pochi mesi fa, da un giorno all'altro, con un semplice messaggio di ringraziamento al pubblico per il supporto e l'amore che gli ha dimostrato in 5 anni.

Ma chi conosce Anthony Mangieri, sa che uno come lui, a 40 anni, non puo' aver rinunciato a sognare: I want to make a change, man, racconta all'inviato del Diner's Journal, il blog del NY Times dedicato alla ristorazione di qualita'. I’m almost 40. I’ve lived my life between New Jersey and this neighborhood. If I don’t do this now, then when?

E vuoi vedere che...
5 commenti
Babs ha detto...

bellissimo questo tuo artiolo e approvo a tutto tondo la scelta rigorosa del pizzarolo!

spighetta ha detto...

Bella la storia. che strano che un tipo del New Jersey che non è mai stato a Napoli sia così patito di pizza napoletana!

Mariù ha detto...

Storia bellissima e questo pizzaiolo si merita tutto il mio rispetto, gli auguro il meglio.
Gazie di avercelo fatto conoscere.
m.

genny ha detto...

articolo bellissimo..per il personaggio che descrivi e perchè è vero..no si puo 'smettere di sognare..quindi ..aspettiamo il seguito!

Lydia ha detto...

Da napoletana verace non posso che dirti che questo signor Mangieri mi sembra un grande.
Certo la sua pizza dovrei assaggiarla

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